Daniela
Bertol. Archetipi e armonie
A
cura di Silvia Bordini e Diletta Borromeo
Unicorno,
Roma
1-23
marzo 2018
Frutto
di una visione globale del design come procedimento mentale che
abbraccia diverse discipline, concetti e teorie, le opere di Daniela
Bertol appartengono a un’idea di creazione che instaura una
profonda connessione tra natura, filosofia e tecnologia avanzata, e
che si spinge a stimolare una particolare sensibilità nella
percezione del quotidiano.
La
ricerca prende il via nell’ambito dell’architettura contemporanea
e si sviluppa accogliendo alcuni principi delle teorie e delle
pratiche orientali. Fondamentale, nell’elaborazione di oggetti
quali la serie Wearable
Art o nelle
installazioni ambientali abitate da strutture, è il riferimento alle
forme geometriche presenti in natura - spirali, esagoni, eliche -
nella loro relazione matematica con il corpo umano e l’ambiente
circostante, intese come sistemi in perenne evoluzione. Non a caso
l’intero progetto del lavoro di Bertol prende il nome di
Worldmaking
o Making Worlds: Form
Becomes Matter, ovvero
“creare mondi ove la forma si tramuti in sostanza”, scegliendo un
termine, matter,
traducibile anche come “materia vivente”.
Da
un lato l’artista osserva le variazioni e le dimensioni infinite
della ripetitività dei frattali, dall’altro si concentra sulle
geometrie affascinanti dell’astronomia, assumendo l’interazione
mentale di questi mondi per trasformarli in segni e oggetti: sottili
filamenti e grovigli armoniosi che sembrano plasmati da una materia
in divenire. “La geometria – scrive – non è solo un’invenzione
della mente umana, che può essere utilizzata per misurare e
comprendere il mondo fisico. La natura stessa presenta composizioni
geometriche nella maggior parte delle forme che si trovano in fisica
e in biologia”. Forme che assumono il senso di archetipi,
configurazioni primordiali di modelli che possono andare a coincidere
sia con gli spazi di solidi dal sapore rinascimentale – l’icosaedro
accoglie l’uomo di Vitruvio – sia con la leggerezza e la grazia
di gioielli e oggetti, semplicissimi seppur complessi. Bertol fa uso
di strumenti solitamente non associati fra loro, ad esempio il design
e la creazione di video, entrambi incentrati sulla natura attraverso
la concezione di una “bio-arte” e lo studio del corpo in
movimento, anch’esso vivo nella dimensione del luogo in cui dimora,
al pari delle strutture collocate in contesti architettonici o nel
paesaggio.
Dall’invenzione
alla produzione, caratteristica comune a tutti i modelli di design
digitale è l’intento di dare forma a un’espressione di funzione.
Nelle strutture, negli oggetti e nella Wearable
Art - forme leggere da
indossare, i gioielli - vengono esplorate le potenzialità di alcune
forme biologiche e archetipi geometrici. A volte, la ricerca è
focalizzata su sistemi complessi che possono abbracciare lo spazio
proiettando patterns
di luce/ombra. É la messa in opera del Worldmaking,
l’idea di un mondo in cui il medium del design si può applicare
“dall’orecchino alla galassia”, a partire dall’infinitesimale
e fino a una progettazione complessiva dell’ambiente, secondo il
principio che muove la sfera d’azione dell’architetto invitandolo
a prestare maggiore considerazione ai fattori umani e antropologici,
nel progresso della pratica architettonica.
Diletta
Borromeo
See also:
Listing in LaRepublica "Il Trovaroma" March 1 2018