Il documentario era "Fernanda Pivano: A Farewell to Beat", del 2001. Fernanda Pivano e' scomparsa recentemente meno di mesi fa, e nella mia adolescenza rappresento' un' introduzione a quello che succedeva dall'altra parte dell'oceano. Il film inizia con riprese del paesaggio desolato dell'Idaho e Fernanda che evoca memorie di Hemingway, di cui tradusse "Addio alle armi" e che conobbe personalmente. Bello, intenso, evocativo. Specie la fotografia del cielo nuvoloso, e del cimitero col coyote. Paesaggi molto inquietanti.
Poi la cinepresa arriva a San Francisco, con riprese della mitica libreria "City Lights" fondata da Lawrence Ferlinghetti nel 1955. La Pivano si incontra con Ferlinghetti, l'unico ancora in vita di un periodo ---e una cultura--- che non ci sono piu'. Poi i ricordi della Beat Generation, raccontati da Fernanda con foto e parole: Allen Ginsberg, Gregory Corso, Jack Keoruac... inclusa una lettura molto intensa e commovente di "Urlo"
Mi ricordo un'amica scrittrice che disse che lei quando credeva nello scrivere lo faceva perche' credeva ancora nel potere del linguaggio di cambiare il mondo. Ora la sua fede e' persa, scrive ancora, ma e' diverso. Certo con i romanzi e le poesie dei Beatniks c'era proprio la voglia di cambiamento, spesso distruttivo e psicotico, ma sempre travolgente e radicale.Carine, e molto condivise, le frecciate sul mondo arido e pedante degli accademici: Fernanda nonostante il suo ruolo cosi' rilevante nella letteratura degli ultimi 50 anni non ebbe mai una cattedra.
Il documentario avrebbe potuto fare a meno di interviste a Erica Jong, Jay McIrney e Bret Easton Ellis, che non hanno nulla a che vedere con l'intensita' coinvolgente, i messaggi e risvolti socio-culturali della Beat generation. E soprattutto la rabbia e forza e volonta' di cambiamento.
Fernanda conclude il suo viaggio geografico e letterario a New York. La luce bassa dell'alba, con le vedute dei grattacieli dai ponti traspira una decadenza surreale ed allo stesso tempo magia ed energia.
Ma esistono davvero la New York e l'America di Fernanda Pivano?